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Lo status quo (visto da qui)

Riflessioni da referendum. The day after.

E’ bellissimo criticare il potere non disponendone neanche di un briciolo. E’ anche facile, a dirla tutta. La nostra simpatia va spesso e volentieri a chi contro il potere si scaglia, a chi propone il cambiamento, a chi manda affanculo tutti, a chi piccona, a chi rottama. CI piacciono i rulli compressori, i martelli pneumatici, le bave alla bocca, i discorsi di pancia. Poi, puntualmente, siamo atterriti quando il cambiamento si palesa come possibile e modifica lo status quo. Anche se a proporlo è una delle Giovani Marmotte. Non ci fidiamo. Siamo convinti che dietro ci sia un disegno dei poteri forti, della Disney, della Pixar e di altre sette e gruppi di potere che ce lo vogliono calzare a pennello. Questo no, non possiamo proprio accettarlo. Ci piace sognare un mondo diverso ma lo vogliamo esattamente come ce lo siamo immaginati noi. Il cambiamento che vogliamo è il “nostro” cambiamento. Un cambiamento docile con le cose fatte come siamo sempre stati abituati a farle. Passatemi una metafora: è come se fossimo stufi del nostro salotto con le pareti gialline, si chiamasse un imbianchino con delle idee rivoluzionarie e gli consegnassimo nelle mani una pennellessa Cinghiale chiedendogli di cambiarci la stanza. Perché noi quella stanza la vogliamo diversa, Cristo! Lui ci propone una mazzetta di colori che va dal fucsia all’indaco e noi iniziamo a litigare con tutta la nostra famiglia, meglio se via facebook, ci insultiamo, ci scanniamo e poi diciamo alla Giovane Marmotta: “Ascolta Ciccio, rifalla giallina, vai!”. A quel punto la Giovane Marmotta si commuove, abbraccia la moglie, torna dal Gran Mogol e gli consegna la pennellessa dicendo: “Ora pensaci te”. E noi intanto, continuiamo a litigare tra noi sul perché il nostro salotto continua ad avere quelle pareti gialline di merda.

Visto da QUI, lo status QUO ti farebbe venire voglia di fuggire da QUA. Viva Paperopoli.

rissa

Il NO nell’era del SI (La rissa perfetta)

“Ho un’idea ganza. Per prendere una decisione difficilissima si chiama la gente a votare e gli si fa dire o SI o NO, almeno si capisce chiaramente come la pensano. Lo chiamerei Referendum, per dargli un nome ganzo e che ricordi l’autorevole saggezza della LEX latina. Che dici?”
“Bello Matteo, mi garba!”
“Però, siccome la democrazia è ganza solo se la gente può esprimere il diritto di pensarla come vuole, chi dice NO è uno stronzo.”
“Ma sei sicuro?”
“Si”
“E chi dice SI?”
“Chi dice SI lo facciamo dividere in 10.000 gruppetti che se le danno di santa ragione, dove ognuno pensa di essere più ganzo di quegli altri. Però dicono tutti SI”

“Sei sicuro?”

“Sì”

“E quelli del No che fanno?”

“Se le danno di santa ragione tra loro. Anche loro. Tanto gli garba.”


“Geniale! Ma scusa Matteo, per fare questo te sei stato eletto democraticamente, vero?”
“No. Ma l’importante è che la gente pensi di Sì

“Matteo, lo sai qual è la targa di Siena?”
“NO!”

endorsement

La celebrità nell’era dell’endorsement

Ricordate come era bello quando a dirci come votare era il politico di cui ci fidavamo? C’era un referendum e se Pannella o Berlinguer parlavano e dicevano che erano per il Sì, magari Almirante o Andreotti dicevano di votare No. Era facilissimo. I follower (all’epoca non si chiamavano così) di Pannella, Berlinguer, Andreotti e Almirante, avrebbero saputo esattamente cosa fare.
Oggi viviamo invece nella straordinaria “era dell’endorsement” dove, visto che nessuno si fida più dei politici, i politici chiedono, non sempre gratuitamente, il favore a illustri personaggi dei settori più disparati di esprimersi. La speranza è che i loro follower (oggi si chiamano così), siano in questo modo convinti ad orientarsi da una parte o dall’altra.
Così se il Sì getta l’Asso di Cuori, vincitore di Premio Oscar, il No controbatte con l’Asso di Bastoni, vincitore di Premio Nobel, con un endorsement estorto post mortem.
Quelli del Sì buttano giù la Donna di Spade, campionessa paralimpica e il No risponde con il Re di Picche, professore costituzionalista. Il problema è che noi uomini medi, che veneriamo i nostri idoli, siamo disarmati e non sappiamo più da che parte votarci. E votare.
Mettiamo che uno fosse il primo dei fan degli Avengers e scoprisse che Hulk e Capitan America voteranno No mentre Iron Man e Thor sono assolutamente convinti che basta un Sì. Come si può tradire uno dei nostri beniamini?
La situazione è a dir poco ingarbugliata: su ognuno dei due fronti si trovano personaggi per cui abbiamo fatto la fila ai concerti e contemporaneamente gente di cui abbiamo bruciato i cd.

Lo stato dell’arte è più o meno questo:

VOTERANNO SI: Stanley Kubrick, Alvaro Vitali, Alvaro Soler, Alvar Aalto, Gino Bramieri, Adolf Hitler, Gandhi, Papa Giovanni XXIII, Dante Alighieri, Rita Levi Montalcini, Nilde Iotti, John Fitzgerald Kennedy, Zio Michele di Avetrana, Abele, La Sora Lella, Bilbo Baggins, L’Omino della Bialetti, Fausto Coppi, Zico, Sandra Mondaini, Voldemort, Pisolo, Gianni Togni, Rocky Balboa.

VOTERANNO NO: Oliver Hardy, Frank Sinatra, Charles Manson, Roman Polanski, Bombolo, Raimondo Vianello, Padre Graziano, Papa Winnie, Romina, Al Bano, Tex Willer, Dylan Dog, il Joker, Tina Anselmi, Palmiro Togliatti, il Dalai Lama, l’Uomo del Monte, Isacco, Frodo Baggins, Ron, Red Canzian, l’Omino Michelin. i Ghostbusters, Rambo, Ivan Graziani.

Come posso fare uno sgarbo a Ivan Graziani? Ma neanche posso andare contro Rocky Balboa. E se Rambo poi se ne offende? Ok, farò quel che dice Tex Willer. Ma forse è meglio seguire Bilbo.
Sembra di assistere ad un Royal Rumble di Celebrity Deathmatch dove dei famosissimi pupazzi se le danno di santa ragione. Chissà poi per cosa.

Se qualcuno mi aiuta a capirci qualcosa giuro che voto quello che mi dice lui. O forse faccio come mi pare. Che casino…