guardaroba

Non ho niente da mettermi

Convivere con qualcuno è estremamente difficile, specialmente se quel qualcuno è la tua compagna. La conquista di uno spazio vitale all’interno di cassettiere e armadi è per me ormai perduta. Avevamo iniziato come due persone moderate di sinistra dove maschio e femmina hanno medesimi diritti e medesimi doveri. Per cui tre cassetti a me e tre a lei. L’armadio diviso anche quello 50 e 50. Ok così, avanti tutta per i primi tre giorni. Fino a quando un paio di magliette sportive non sono finite nel mio cassetto. Da quel momento è iniziata una partita di Risiko dove lei credo abbia pescato come obiettivo: “Annienta il guardaroba di Giampy”. Sono stato attaccato da 6.000 carrarmatini e quando ho buttato i dadi ho fatto due. Per cui nel giro di pochi anni ho dovuto abdicare dalla piccola cabina armadio ricavata in uno sgabuzzino, ho consegnato due dei miei tre cassetti e, fino a che non mi sono inginocchiato davanti all’Ikea supplicando di darmi dei pezzi di un armadio per me, ho dovuto parcheggiare magliette e camicie sul divano. Armadio Ikea montato, anche se storto, e problema risolto, se non fosse che per fare spazio ai suoi vestiti, nel mio armadio sono entrate: lenzuola, coprilenzuola, federe, cuscini di riserva, salviette, teli da mare, aspirapolvere, scope, cassette dei medicinali, cassette degli attrezzi e il trapano (che tanto è l’armadio di un uomo).
Stamani, mentre mi stavo legando le scarpe, lei entra, mi guarda come se fossi quello che ha buttato giù le Torri Gemelle e mi dice: “Non so se hai visto che non ho niente da mettermi!”.

Mi sono rassegnato all’evidenza che i suoi abiti si dividono in:

  • Quelli preferiti
  • Quelli comprati in un attimo di acquisto compulsivo
  • Quelli che hanno ancora il cartellino
  • Quelli che può prestare
  • Quelli che non deve prestare
  • Quelli quelli che non metterà mai
  • Quelli che si mette se ingrassa di 12 grammi
  • Quelli che si metta il 29 febbraio quando cade di sabato
  • Quelli che lascerà ai suoi nipoti
  • Quelli che prevede di mettersi prima o poi
  • Quelli dalle 8.00 alle 14.00
  • Quelli dalle 14.01 alle 19.59
  • Quelli dopo le 20.00
  • Quelli per casa
  • Quelli per campagna
  • Quelli per la montagna
  • Quelli per il Deserto dei Tartari.

E tutti questi sottoinsiemi rientrano in un grande insieme che sono. “Quelli che non mi bastano”.

I miei 15 straccetti si dividono, invece in:

  • Quelli che mi entrano
  • Quelli che mi entravano

Spero stasera di ritrovarli ancora al loro posto, se mai ci sia ancora un posto.

luna

A volte passeggio sulla luna con un tagliaerba

Una volta mi sono distratto e un camion mi ha portato via il muso della macchina. E la colpa era mia; mi ero distratto. Non so dove vado quando mi distraggo, probabilmente sono a passeggio sulla luna con un tagliaerba oppure scavo nel marmo con una banana o imbianco una parete di neve. Non lo so dove vado quando mi distraggo. Altrimenti non sarei distratto. Una volta la maestra mi disse: “Giampiero, sei assente”. “No Maestra, sono presente; è scritto nel registro.”
Però è vero. A volte mi distraggo. Può capitare che mentre faccio un discorso perdo il filo e non lo ritrovo. Una volta durante un esame all’università, il Professore di Psicologia dei Processi Cognitivi mi disse: “Ma lei è qui con me o è da un’altra parte?”. Non gli potevo raccontare la storia del tagliaerba sulla luna, non sarebbe stato un bel voto. Presi 29. Il peggior voto che si possa dare, 29. Ma ero distratto.
La distrazione è un bel problema per chi fa qualsiasi tipo di lavoro. Certo che se fai il neurochirurgo è un problema più grande, specialmente per il cervello che hai tra le mani. Ma anche per chi lavora con le parole, perdere la strada di un ragionamento non è mica una bella cosa! Sei in mezzo a una presentazione: c’hai la slide con la fatality da sparare al cliente e ti entra una libellula nella stanza. E come fai a non andargli dietro? Gli altri ti guardano, aspettano quella slide con il colpo che ti farà chiudere il contratto e te sei con la testa in un campo di calendule aggrappato alla schiena di quella libellula. E quando ti chiamano torni, come quando ti sveglia la sveglia; rimetti i tuoi occhi dentro a quelli del cliente e spari il tuo colpo. Che a quel punto ha la stessa potenza di una lingua di menelik.
La distrazione è qualcosa che ti travolge e che non puoi controllare. Tipo quando andai a fare la spesa, riempii la macchina di buste, parcheggiai la macchina e poi tornai a casa. Il giorno dopo realizzai che i surgelati nel portabagagli erano da buttare.
Quando ti distrai dimentichi le tue priorità, entri in un mondo che non è quello dove sono anche tutti gli altri, parti via per aria come un palloncino.
Ma è nei momenti di distrazione che ti rendi conto che, per quanto sia importante tutto quello che accade intorno a te, i conti, alla fine, li devi sempre fare solo con l’unica persona che è insieme a te quando ti ritrovi con la testa oltre le nuvole.
Che nella maggior parte dei casi non è nemmeno una bella persona.

Non ricordo perché ho scritto questo post. Devo essermi distratto nel frattempo.

cicogna

25 titoli gratuiti (su richiesta del Ministro)

Diciamoci la verità, fare la pubblicità è un hobby come un altro. Mica vorrete pagarci per divertirci. Per questo ho deciso di regalare al Ministro della Salute 25 titoli alternativi (rigorosamente gratis) per una nuova campagna del #fertilityday. Propongo anche di segmentare il target per aumentare l’efficacia di questa importante campagna di sensibilizzazione. Nell’attesa di trovare un Ministro bravo, che faccia il suo lavoro bene e magari a titolo gratuito.

Titolo gratuito 1. “Più figli, meno pausa.” (sarebbe pertinente per chi si è dimenticato di rimettere l’orologio biologico)
Titolo gratuito 2. “Spread your legs” (sarebbe sessista e inutilmente anglofono ma piacerebbe a Mario Monti)
Titolo gratuito 3. “Io sono tuo padre!” (perfetto. Soprattutto se sei un fan di Guerre Stellari)
Titolo gratuito 4. “Basta un sì” (per quelli che la chiedono sempre senza successo. E per chi segue le indicazioni del Governo in materia referendaria)
Titolo gratuito 5. “L’ovulo di Pasqua” (per quelli che si accoppiano solo per le feste comandate)
Titolo gratuito 6. “Vengo anch’io!” (per i fans di Jannacci)
Titolo gratuito 7. “Riproduzione fedele” (per coinvolgere la nicchia dei venditori di film piratati. Ma solo quelli che portano rispetto al partner)
Titolo gratuito 8. “Vergine? No, gemelli!” (per gli amanti dell’oroscopo)
Titolo gratuito 9. “Cambia verso” (per quelli che non hanno ancora capito che con l’anal non si concepisce)
Titolo gratuito 10. “Mona lisa” (per signore venete che l’hanno usata troppo)
Titolo gratuito 11. “Il seme della Concordia” (questo no. A meno che tu non sia Schettino)
Titolo gratuito 12. “Ovulo sodo” (per gli appassionati dei film di Virzì e per i duri di comprendonio)
Titolo gratuito 13. “Un due tre…sperma!” (per coloro che adorano i giochi della nostra infanzia)
Titolo gratuito 14. “Le gocciole” (per i golosi di biscotti)
Titolo gratuito 15. “Mamma Maria” (per quelle che pensano di poter concepire restando immacolate e ascoltano i Ricchi e Poveri)
Titolo gratuito 16. “Ben venuti” (per persone educate e uomini zerbino)
Titolo gratuito 17. “Dai, pe’ du’ gocce…” (per chi non usa il preservativo e nemmeno l’ombrello)
Titolo gratuito 18. “E’ tardi! E’ tardi!” (per donne over 45 e per il Bianconiglio)
Titolo gratuito 19. “La principessa sul pisello” (per una gravidanza da favola)
Titolo gratuito 20. “Ho fatto sega” (per donatori di seme che marinavano la scuola)
Titolo gratuito 21. “La volta buona” (per gli ottimisti all’ennesimo tentativo)
Titolo gratuito 22. “Inconcepibile!” (per i pessimisti)
Titolo gratuito 23. “Ma Ratzinger come sta?” (per chi lo fa ogni morte di Papa)
Titolo gratuito 24. “Uccello del malaugurio” (per chi pensa che riprodursi abbia delle conseguenze nefaste)
Titolo gratuito 25. “Sono cazzi miei” (per persuadere chi è ancora convinto che i figli ognuno possa decidere di farli se e quando gli pare)

Scusate le volgarità eventuali.

L’immagine è un fotogramma del cortometraggio Pixar “Partly cloudy”

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#Fertilityday: un suicidio assistito (con visto si stampi)

Ragazzi abbiamo fatto un passo in avanti: il Ministero della Salute ha sdoganato in Italia il suicidio assistito. Il suo.

Da pubblicitario di provincia evito sempre di fare sparate contro chi fa il mio mestiere. Anche perché conosco bene i miei polli e so con certezza che molte delle ciofeche che escono fuori sono il risultato di un processo che parte dalle migliori intenzioni di una stanza di creativi per arrivare a spiaccicarsi contro il muro delle virate a gomito del cliente. Non che ci sia qualcosa di difendibile nella prima e nella seconda uscita della campagna del Fertility Day. E’ come se il cliente si fosse fatto esplodere con una cintura di tritolo e, incredibilmente sopravvissuto, avesse chiesto all’agenzia: “ora per favore, mi metti anche una bomba a mano nel culo, ok?”

Il problema non è il brief che evidentemente parte da delle basi razziste, superficiali e brutte a livello concettuale nel dividere il bene e il male, nel contrappore gli eiaculatori feritili e le ovulatrici sterili, i bianchi caucasici trovati su Shuttertock ai negri che si fumano l’hashish con delle groupie invece che con le ragazze del Coyote Ugly, le foto stinte a quelle seppiate, il mare d’inverno alle sere a casa di Luca.

Il problema non è il copy che mette “compagni” tra virgolette per strizzare l’occhio a tutti quelli che odiano i kommunisti. O il grafico che usa le ombre come farebbe Ray Charles. O quella frattura tra il bene e il male che ricorda con un tempismo invidiabile il grafico tellurico di Amatrice.

Il problema è il “visto si stampi”. Perché, forse tutti non lo sanno, ma ogni agenzia, anche quelle più scrause, ormai si fa dare un ok dal cliente prima di uscire con una campagna. E’ come dire, caro Ministro, io ti avevo proposto una attività di storytelling che avrebbe fatto piangere mezza Italia, ti avevo detto di fare le foto con modelli che non fossero quelli di Baywatch, ti avevo detto di testare la campagna, ti avevo detto che mi è morto l’art director, ti avevo detto che così facciamo la fine di Thelma e Louise ma se mi dai l’ok (e se mi paghi la fattura tra 180 giorni), io vado. Hai capito? Vado.

Ok!

E ora sono cazzi!

 

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La comunicazione ha sempre degli effetti, come le medicine. A volte sono effetti blandi, altri dei palliativi, a volte sono molto positivi e a volte letali.

Se il Ministero della Salute, invece, avesse trattato i pubblicitari come se fossero dei medici che hanno la competenza e l’autorevolezza per prescrivere una terapia, la situazione, magari, sarebbe stata la seguente:

Account: “Signor Ministro, dalle analisi che vedo posso riscontrare che lei ha due linee di Bisogno di sparare baggianate. Le assicuro che la sua non è una malattia rara e che in questi casi trattiamo il paziente con una terapia molto efficace ma deve andare da uno bravo, uno specialista. Non si può affidare al primo che capita perché è il cugino del suo sottosegretario.”

Ministro: “Dottor Account, mi fido ciecamente delle sue prescrizioni e domani fisso un appuntamento.”
Account: “Tra l’altro non c’è neanche da passare dal Cup. Ci vediamo in agenzia dove troverà il nostro personale altamente qualificato che starà con lei per tutto il tempo della campagna.”

Ministro: “Posso fare delle correzioni?”

Account: “Forse non ci siamo capiti. Lei sta tirando il calzino. Se vuole andare avanti così faccia pure”

Ministro: “No no, facciamo come dite voi.”

Account: “Ok?”

Ministro: “Ok!”

 

Account ai creativi: “Ragazzi, c’è da fare nottata, questo è un caso disperato! Lo stiamo perdendo, lo stiamo perdendo…”

botero

15 scuse e falsi luoghi comuni sull’essere grassi

Convivo con un grasso da 41 anni e da lui ho capito che chi è molto sovrappeso tende a nascondersi (che tanto poi sei grasso e ti si sgama), dietro a scuse e falsità. Non ce ne vogliate, non è colpa nostra, siamo così di costituzione.

I grassi sono più simpatici – vero in parte. Enrico VIII ha fatto fuori tre mogli e anche Barbablù non era proprio un’acciuga.

Grasso è bello – Provate a fare un anno da Mac Donald’s e poi andate a chiederla a Belen, vediamo che cosa vi risponde.

Quel che non ammazza ingrassa – falso! A volte ingrassa anche ciò che ammazza, avete presente la Nutella, la Coca Cola e la cugina di Avetrana?

Non è tutto grasso che cola – falso. Pensate ad un pomeriggio d’estate, a pieno sole e voi che con i vostri 100 e passa chili, risalite come un salmone una bella stradina in salita, magari con una borsa della spesa in una mano e il guinzaglio del vostro labrador nell’altra. Poi ne riparliamo.

Ho le ossa grosse – Magari avete ragione, però non credo di aver mai visto in nessun museo scientifico scheletri con costole che pesavano tre chili l’una. Quella delle ossa, diciamocelo, è una scusa.

Sono così di costituzione – Vabbè, ne riparliamo dopo il referendum.

Per dimagrire bisogna bere tanto – Falsissimo. Ne ho le prove! Io bevo tantissimo!

Sono grasso perché ho appena smesso di fumare – Il problema è che questa è una scusa che accampa anche chi ha buttato via l’ultima sigaretta anche dieci anni fa. Non regge.

In famiglia siamo tutti grassi – Falso (a meno che tu non ti chiami Grassi di cognome). Ho visto bambini obesi con genitori che facevano la maratona di New York e ragazze magrissime figlie di madri che sembravano balenottere azzurre. Pensate alla famiglia Addams: Gomez e Morticia hanno due figli ma solo uno è ciccione. Ed è quello che mangia.

Eppure non mangio mica tanto – falsità clamorosa. Ti ho visto fare colazione con due bomboloni e mezzo litro di cioccolata calda, su…

Sono grasso perché sto attraversando un periodo di merda – scusa. Tutti i poveri disgraziati usciti dai campi di concentramento non è che avessero avuto un bel periodo…

Porco grasso non è mai contento (proverbio veneto) – non è vero. Portatelo a cena e gli vedrete brillare gli occhi.

Non si diventa grassi da Natale a Capodanno ma da Capodanno a Natale – vero ma in parte. Nei giorni che vanno da Santo Stefano a San Silvestro il grasso, che di solito preferisce il mangiare al digiuno, combatte con il proprio frigo nel tentativo di svuotarlo completamente da qualsiasi avanzo. Produce polpette mescolando carne bollita e pandori, panforti e pollo in galantina. Poi, dopo Capodanno, promette a se stesso diete che procrastinerà fino alla vigilia del Natale successivo. Ad libitum.

Non sono grasso, sono basso – di solito è una scusa, a meno che tu non sia il Pinguino di Batman o uno dei sette nani. In quel caso sei ANCHE basso.

Non sono grasso, ho preso una taglia sotto – falso. Un grasso prende sempre due taglie sopra, fino a che le trova. I vestiti elasticizzati e gli indumenti a righe (soprattutto orizzontali) sono i veri nemici dei grassi. E’ preferibile indossare un capo d’abbigliamento nero perché, dicono, il nero sfina. Evitare come la peste, per questo stesso motivo, i profilattici neri. A meno che tu non sia Rocco Siffredi.

Un grasso non è mai felice – falsissimo. Una volta ho conosciuto un napoletano che si chiamava Felice e sarà stato 150 chili!

Immagine di testata: Fernando Botero, Monna Lisa (1963)

lapo-e-lopo

Lapo e Lopo a scuola

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e la maestra mi dice: anche stamani sei arrivato puntuale!

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e la maestra mi dice: anche stamani, sei arrivato?

Lapo: Ogni mattina vado a scuola con la cartella piena di libri, con l’astuccio, i quaderni e la merenda!

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e quando arrivo dico sempre: madonna….la cartella!

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e la maestra mi dice: “Se avessi due o tre ragazzi come te!

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e la maestra mi dice: “Se avessi due o tre ragazzi come te, sarei un’insegnante di sostegno!”

Lapo: Ogni mattina vado a scuola con il grembiule e il fiocco celeste.

Lopo: Ogni mattina vado a scuola con il grembiule, il fiocco celeste e tre o quattro frittelle sparse…sul grembiule.

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e faccio colazione con Kinder fetta al latte!

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e faccio colazione con Kinder fetta al latte! Lecco la carta del suo! 

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e prendo dieci!

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e prendo dieci scapaccioni da quelli di quinta!

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e la maestra mi chiede i sette Re di Roma.

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e la maestra mi chiede i sette Re di Roma: però quando arrivo a Pisolo, si incazza sempre!

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e i miei compagni puliscono la lavagna con la cimosa.

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e i miei compagni puliscono la cimosa con me.

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e lui mi copia.

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e io lo copio. In questo si va d’accordo!

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e prendo otto.

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e prendo Otto… per la coda. Otto è il gatto della bidella!

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e salto l’ora di religione.

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e salto due ore di italiano.

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e sul quaderno la maestra mi ci scrive “Visto!”

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e sul quaderno la maestra mi ci scrive “Vispo…per niente!” 

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e mi mettono nella squadra di calcio della scuola!

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e mi mettono nella squadra di calcio di un’altra scuola… qualsiasi!

Lapo: Ogni mattina vado a scuola, il Preside entra in classe, legge i miei voti e mi fa i complimenti

Lopo: Ogni mattina vado a scuola, il Preside entra in classe, legge i miei voti e senza fare complimenti li gioca alla schedina: 1, 2, 1, x, 2

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e sui miei libri mi prendo sempre delle note.

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e sul registro mi prendo sempre delle note.

Lapo: Ogni mattina vado a scuola e per colpa sua la maestra mi dice: “Domani vieni accompagnato dai genitori!”

Lopo: Ogni mattina vado a scuola e per colpa mia la maestra mi dice: “Domani vieni accompagnato dai genitori!”…Tiè, tanto so’ orfano!

Duetto tratto dallo spettacolo “Mattaglia, il Senso della Vita” (2009) di Roberto Ricci e Giampiero Cito (con una strizzata d’occhio a Giorgio Gaber).

L’immagine è una delle innumerevoli versioni della campagna Mac vs Pc.

david

Il lillo del David (apologia di Miss Italia)

I belli mi hanno sempre fatto un po’ pena.
Vuoi mettere il vantaggio di essere normale?
Non ti calcola la gente e se ti volti di schiena,
nessuno ti guarda con gli occhi da maiale.
Che fatica essere l’Arca, Marco Bocci o Raul Bova
non puoi andare nei negozi e se esci per la strada
la passante chiede il selfie, la commessa poi ci prova.
Se sei donna ‘un ne parliamo, c’è una massa di cretini
dicon: “quella la carriera la fa. Sì, ma coi….”
La bellezza è una condanna, è una gran maledizione
Anche Kennedy era bello, e poi hai visto che finone?
Se sei bello sei fottuto e non è sempre un piacere.
Se sei bello, devi esser bello sempre: mattine, giorni e sere.
E se scappa uno sfondone, come a quella porta citta,
son casini, è un problemone, vai su twitter dritta dritta.
Di imbecilli il mondo è pieno e non sono tutti ficoni.
Forse è bello anche Gasparri? Forse è bello Formigoni?
Non son certo Miss Italia e comunque tu la pensi
le cazzate sparan grosse anche Rosy Bindi e il Renzi.
Però a loro che son bruttini perdoniamo facilmente
Perché i brutti anche se stronzi, sembran sempre brava gente.
Ai bellini invece no, niente si può perdonare
L’hai voluto esser Brad Pitte? E ora inizia a pedalare!
E’ l’invidia che comanda e ci fa molto arrabbiare.
Il non essere belli è brutto e non si vuole ingollare.
Siam portati a sminuire. E se senti parlar quello
la cui moglie è un gran bottino,
dici: “Il David, ma quanto è bello”
“Sì però…c’ha il billo piccino!”

fertility

Fertility Nativity Day

Perché non tutte le coppie concepiscono per grazia ricevuta. Perché non tutte le coppie hanno i santi in Paradiso. Perché non tutte le coppie hanno una capanna sulla testa con riscaldamento annesso. Il Fertility Day prendiamolo a ridere, vai.

Nella foto, il riscaldamento.

M: Beppe, ho fatto il test?
G: Per entrare a medicina?
M: No imbecille, il test di gravidanza!
G: Come il test di gravidanza, gravidanza di che?
M: E’ venuto un angelo e mi ha detto che ero in stato interessante. Io non ci credevo e ho fatto il test. Oh te…
G: Angelo? Chi è questo Angelo?
M: Non lo so, si chiama Gabriele!
G: Angelo o Gabriele?! Lo sapevo che non ti dovevo lasciare a casa da sola!
M: L’Arcangelo Gabriele, duro! Dice che nascerà intorno a Natale!
G: Ecco! Fortunati come siamo stai a vedere che ci nasce proprio il giorno di Natale! Ma scusa una cosa Maria, come hai fatto a rimanere incinta se io e te, che tra l’altro si sarebbe anche marito e moglie, la prima notte di nozze ci s’ha sempre da festeggialla?
M: Lo Spirito Santo!
G: Ecco, dammi un gotto di spirito santo vai, è meglio!
M: Senti Beppe, io a partorire a casa un ci vorrei stare! S’andasse a Betlemme?
G: Sie meglio, con tutte quelle curve, poi sotto le feste in quel modo, voi sapè che casino si trova, no no…si sta dalla mi mamma.
M: Ma chi la conosce la tu mamma! Un si sa nemmeno chi sia la tu mamma. Non ce n’è uno che si ricordi della tu mamma!
G: Si va alla Salus!
M: Sie, poi viene della Pantera! E poi la Salus non c’è più da anni.
G: Almeno chiamiamo il Dottor Cito, io lo conosco, è bravo!
M: Bravo? Guarda come è venuto il su figliolo…figuriamoci i figlioli di quell’altri…
G: E allora dove vorresti andare, sentiamo!
M: Te l’ho detto, a Betlemme, ho trovato una stalla su Trip Advisor e c’era un commento di un pastore che diceva; “Ci sono stato da Dio!”
G: Maria, ascolta un attimino! Già questa cosa dell’Angelo mi puzza un pochino…poi la stalla. E con che ci vorresti andare a Betlemme?
M: Con la Due Cavalli!
G: Macché due cavalli, io al massimo c’ho un ciuchino!
M: Bel pezzente sei! Un falegname dovevo prendere! La prossima volta pei mobili fo’ da me e vò all’Ikea!
G: Si poi voglio vedere chi te li monta! Il ciuco va bene anche come riscaldamento, basta accoppialo con un bove e siamo apposto! D’inverno il bue e l’asinello e d’estate il pinguino!
M: Che figure mi fai fare? Verranno anche a trovarci i Magi!
G: Della Lupa?
M: I Re Magi! Melchiorre, Baldassarre e il Principe Marchetti!
G: Porteranno Frutta, Incenso e Mirra!
M: E’ la frutta del Marchetti, quella costa più dell’oro! Senti, ma come si chiama questo citto?
G: A me mi garberebbe venisse fuori una femmina! Se è femmina si chiama Caterina! Come la Santa!
M: No, a me i nomi sacri proprio un mi garbano! Chiamiamolo Ridge!
G: Si, Gesù…
M: O, lo sai che è ganzo…
G: Ridge?
M: No, Gesù
G: O, ma io scherzavo….

Duetto tratto dallo spettacolo di improvvisazione, “Mattaglia: default”, 23 settembre 2011. Cinque anni prima del Fertility Day.

ojala

Gli incontri più assurdi che io abbia mai fatto in un negozio

Vivere in una piccola città ti offre la possibilità di entrare ancora in qualche piccolo negozio dove, se sei particolarmente fortunato, capita di imbattersi in umanità di vario genere. Ecco gli incontri più assurdi che io abbia mai fatto in un negozio:

Decimo posto: estate caldissima; dal vinaio entriamo per prendere due panini e troviamo l’oste a torso nudo coperto soltanto da un grembiule. Sta affettando un pane stringendolo sotto l’ascella. Ordiniamo: “Due gottini di rosso e ce ne andiamo!”

Nono posto: pizzeria al taglio, siamo io e un altro signore in fila, ma lui è prima di me. Siamo vicino alla chiusura e ci sono rimasti una quindicina di pezzi. Chiedo all’altro: “Lei quanti ne prende?” e lui a me: “ A lei quanti ne servono?” “ Me ne bastano tre, grazie”. Lui, rivolto al pizzaiolo: “Me li dia tutti!”. E’ la sera che ho iniziato a studiare il voodoo.

Ottavo posto: in ferramenta, sono in fila aspettando il mio turno. Entra un signore un po’ avvinazzato, supera la fila tra le proteste di tutti e al bancone chiede: “Le brugole ce l’hai?” ”Sì” Il signore avvinazzato sorride e dice: “Bene, o cacciatele nel culo!” E esce. Forse c’era stato uno screzio al bar, poco prima.

Settimo posto: dal fornaio, studentessa fuori sede evidentemente appena arrivata in città: “scusi, che cos’è il ciaccino?” “E’ una pizza bianca che può essere anche ripiena”. “Ok, allora una pizza bianca, una focaccia ripiena e un ciaccino.”

Sesto posto: In gelateria, turista anglofona alla gelataia: “Scusi mi fa assaggiare pistaccio? E anche nociolla? E anche straciadela?” Dopo avere ingurgitato tre palette, la turista esce dicendo: “No piace niente!”

Quinto posto: Signore insospettabile sottovoce all’edicolante: “Ma  i porni non li fanno più?” “Sì, ma non li tengo” “Maremma cane, ‘un mi fa internette!!!”

Quarto posto: Alimentari, signora ben vestita agita un cartone di latte: “E’ parzialmente stremato?”. Alimentarista: “No, è intero ma se continua a sciaguattarlo diventa stremato del tutto”.

Terzo posto: in farmacia, trentenne vecchio con la camicia a maniche corte. Gli dico: “C’era prima lei?” E lui: “No no, c’era prima lei”. E mi passa avanti.

Secondo posto: alimentari sotto casa, donnina di millemila anni: “Ce l’ha il prosciutto di palma?”

Primo posto: fruttivendolo di cui non dirò il nome, tanto il cognome lo sapete. Entra una bella signora con due figlie ventenni spettacolari. Prende un cestino di fragole, lo porge al fruttivendolo e chiede: “Me le frulla?”. Lui: “Magari Signora, magari.”

 

L’immagine è opera dell’illustratore Eiko Ojala. Potete trovare altri suoi capolavori qui: https://www.behance.net/eiko o qui: http://ploom.tv

il senso della vita

L’ultima volta che ho fatto sesso (figuriamoci concepire)

In tempi non sospetti, molto prima della grande invenzione del Fertility Day, io e Roby salimmo su un minuscolo palcoscenico vestiti da spermatozoi. Lui faceva Lapo, fighetta belloccio con l’erre moscia. Io ero Lopo, un povero disgraziato che aveva una dislessia che lo faceva parlare come Duffy Duck. Di solito il pubblico rideva. E noi avevamo capito già allora che per concepire bisogna prima “compicciare”. E senza fare marcia indietro.

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso mi hanno fatto gli applausi.

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso ho pagato in lire.

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso eravamo in tre.

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso, lo giuro, ero da solo.

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso c’ho messo tre ore.

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso c’ho messo tre ore. A convincerla!

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso sono diventato il re della pecorina.

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso sono diventato il re del pecorino. Sardo.

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso per durare di più ho pensato alla fame nel mondo.

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso ho pensato che avevo fame. E ho svuotato il frigorifero.

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso lei mi ha detto “la prossima volta che vieni, dimmelo e ti faccio trovare champagne e caviale”

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso lei mi ha detto “la prossima volta che vieni, dimmelo almeno mi levo le mutande”

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso aveva vinto la Lupa.

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso aveva vinto l’Aquila. Con Bastiano.

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso mi è costato una bella sudata.

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso mi è costato 100 euro ogni quarto d’ora. Quindi 20 euro.

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso mi ha detto: “Come te non c’è nessuno!”

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso mi ha detto: “Come te non c’è nessuno! Se dio vuole”

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso ho pensato: “Che fisico che ho!”

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso ho pensato: “Che fisico di merda che ho!”

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso le ho detto: “Non sei sempre stata così sciolta, vero?”

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso le ho detto: “Non sei sempre stata una donna, vero?”

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso le ho detto: “Ti sei depilata?”

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso le ho detto: “Ti sei fatta la barba?”

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso ho pensato: “Dio, questa è un mostro di bravura!”

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso ho pensato: “Dio, questa è un mostro!” E basta.

Lapo: L’ultima volta che ho fatto sesso ho fatto un po’ di conti e sono giunto alla conclusione che le donne che ho avuto sono tante come i granelli di una spiaggia.

Lopo: L’ultima volta che ho fatto sesso ho fatto un po’ di conti e sono giunto alla conclusione che le donne che ho avuto sono tante come le dita di una mano di un addetto alla sega circolare.

Duetto tratto dallo spettacolo “Mattaglia, il Senso della Vita” (2009) di Roberto Ricci e Giampiero Cito (con una strizzata d’occhio a Giorgio Gaber).

mattaglia

 

L’immagine della testata è un dettaglio della locandina dello spettacolo realizzata da Benedetto Cristofani nel 2009.