Generazione “sparecchiavo”

sparecchiavo

L’eco della dipartita stracondivisa di Gastone Moschin (che poi, andarsene a 88 anni dopo essere diventato un mito per tre generazioni, direi che possa andare) mi ha fatto ritornare a riflettere sugli innumerevoli spunti che il capolavoro di Monicelli ci ha lasciato in eredità. I capolavori dell’arte e della letteratura, da Omero in poi, hanno il pregio di essere universali ben oltre il tempo in cui sono stati creati. Amici Miei è un capolavoro perché disegna, con un coraggioso realismo, che per gli anni ’70 era rivoluzionario, maschere umane che si potranno ritrovare nel mondo da qui al prossimo Big Bang.
Ho pensato che forse la mia generazione di quarantenni è un po’ come la figliola del Mascetti: figlia di un genitore poco attento, poco presente ed egoista. Ci hanno fatto credere che, solo perché un nostro coetaneo fosse pronto a governare, fossimo a posto.
Invece no. Ci è toccato mandare al governo l’antipaticissimo figliolo del Perozzi, un fiorentino bravo solo lui a fare il temino che la maestra gli aveva imposto. Ci ha descritto come dei ritardati con partita iva, mettendoci sotto gli occhi le nostre miserie e ci ha deriso perché dobbiamo campare con un po’ di stracchino, un quartino di vino rosso e 18 olive di numero.
E quando ci hanno preso da dietro, ci hanno alzato la gonna e hanno fatto i loro comodi, nessuno ci ha difeso. Anzi! Ci hanno messo su un treno in corsa e ci hanno preso a schiaffi riempiendoci di supercazzole.

Noi probabilmente siamo un po’ tardi e duri a capire. Nessuno di noi vuole la colpa per essere stati usati e abbandonati. Noi siamo la generazione “sparecchiavo”. E forse ce lo meritiamo.

Il problema è che alle spalle ci siamo lasciati il nostro futuro.
E questo è molto più umiliante e doloroso di aver avuto sul collo l’alito pesante di Giovannone il Sottocuoco.

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