Lo sparring Partner
Il pugilato, lo sappiamo, è una grande fonte di ispirazione per chi non ci vede solamente cazzotti e occhi pesti. Il pugilato è uno degli sport più vicini alla filosofia. Senza il peso di dover leggere Platone. Forse è per questo che noi ragazzi cresciuti negli anni ’80 avevamo tutti in camera il poster di Rocky Balboa e nel diario le foto di Mohammed Alì.
Nella mia nuova veste di Neobabbo, (che, come ho avuto modo di spiegare stamattina a un mio amico, non è un ruolo ma uno status), mi tocca fare lo sparring partner.
Nel pugilato lo sparring partner è quello che ha l’ingrato compito di mettersi di fronte al campione che si sta allenando e buscarne come un noce.
In questo caso mi capita di fare lo sparring partner di Ivan Drago che, siccome deve allattare, è particolarmente propenso a minacciare di “spiezzarmi in due”.
Lo sparring partner deve incassare, può provare a schivare qualche colpo ma non può permettersi di dire ad Apollo Creed che ti trovi davanti con il volto nero e incazzato: “Apollino, ora mi hai veramente rotto i coglioni! Da ora si fa a dassele!”.
No, non sta bene.
Lo sparring partner deve fare il suo. Cioè buscarne e zitto.
E sia chiaro; non c’è la cintura del titolo degli sparring partner. Quella te la scordi.
Se ti va bene ti fanno fare il prossimo allenamento, senza accappatoio col nome o pantaloncini con la bandiera americana. La gloria te la scordi. Sei lì perché il Campione si deve fare le ossa. E dopo l’incontro, zitto e a letto.
Il problema è solo uno. Nel letto con te ci ritrovi Ivan Drago e Apollo Creed messi insieme che ti guardano ad ogni poppata con gli occhi della tigre.
Ora scusate, devo tornare a casa perché c’è l’allenamento.
“Non fa male! Non fa male!”
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