La Grande Quercia
La tremenda bellezza della natura. Il fragore e lo sconquasso di una quercia secolare che cade morta per il terreno che non la regge più. Tonnellate di legno sano che vengono giù trascinando con sé anche gli alberi più piccoli. Metafore della nostra vita che ci fanno capire che il tempo è un gran dottore ma anche un gran boia.
Grande Quercia,
Memoria della mia perduta giovinezza,
Che riparavi con le tue fronde
Una vecchia fornace di mattoni
Che proteggevi l’insoglio dei cinghiali
Che accorrevano a pasteggiare
Delle tue ghiande.
Sei venuta giù d’un tratto
Tra le risate fragorose delle tue sorelle.
Sei caduta come una Banca che non c’è più.
E ora che sei legna da ardere,
Io mi ricorderó delle scalate tra i tuoi rami.
Di quella casa sull’albero
Che avevamo progettato.
Sono caduto come te.
Ma io mi sono rialzato.
Non più ragazzo.
Mi sono rialzato Uomo.
Con i piedi piantati in un terreno fragile.
Pesante, caduto e dolorante.
Una quercia che non cade
Per un solo colpo d’ascia.
Una quercia, sai, non cade
Per un solo colpo d’ascia.
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